Troppo spesso, anche nelle famiglie dove sembra regnare la serenità, i ragazzi che si avviano all’adolescenza soffrono traumi legati alla mancanza di abbracci: i genitori, infatti, vedendoli così “cresciuti” entrano in soggezione psicologica e pensano non servano più
Una vera e propria “patente da genitore”, con tanto di corso da seguire ed esami finali da sostenere prima di avere il “via libera” al tentare il concepimento di un figlio. È quella che andrebbe introdotta certamente in Italia, ma ormai, studi alla mano, in diverse Nazioni di questo mondo così tanto velocemente in corso di trasformazione.
«Dottore, ma io a mio figlio do’ tutto quello che desidera: non gli manca davvero nulla!». Così risponde più di un genitore quando gli si chiede come è il rapporto con il figlio o la figlia. E invece la realtà è tutt’altra: anche nelle famiglie che sembrano quelle del Mulino bianco tanto le cose scorrono serene, molto, anzi, troppo spesso si avverte nei ragazzi, e particolarmente negli adolescenti e preadolescenti, un senso di disagio fortissimo, un vuoto che sembra incolmabile. Qual è il problema? L’ho rilevato sul campo, interagendo con gli allievi di una scuola media: la voglia di coccole da parte dei genitori! E sì, può sembrare strano, ma sembra diffusa la tendenza dei genitori a ritenere non più indispensabili, da un certo punto in poi della vita dei loro figli, quella montagna di attenzioni, di baci, di abbracci, di coccole e parole affettuose che destinavano loro quando erano più piccoli: quando erano nella culla, quando iniziavano a muovere i primi passi, quando iniziavano a pronunciare le prime paroline.
Qualcuno dirà che lavora dalla mattina alla sera, che le cose importanti sono altre, che sono solo smancerie quelle dei loro figli: non è affatto così. Ho sentito pronunciare dai ragazzi parole terribili ed insieme commoventi: qualcuno di loro si paragonava ad un bambino abbandonato; altriapertamente piangevano perché i genitori, sia quelli iperpresi dal lavoro che quelli maggiormente presenti a casa, non gli dedicavano più quegli abbracci e quei momenti di tenerezza che ricevevano invece quando erano più piccoli. E vi rassicuro che vedere una ragazzona che a 13 anni compete con una donna in quanto a sviluppo fisico o un ragazzone di quasi un metro e ottanta lacrimare provoca una stretta al cuore. Genitori, dimenticate diverse cose fondamentali: questi ragazzi, che in buona parte nemmeno ancora hanno raggiunto l’adolescenza, e particolarmente i maschietti, sono ancora solo poco più dei bimbi che stringevate qualche anno prima. E soprattutto dimenticare che, se per voi la pandemia e il conseguente lock down sono stati insopportabili mesi di paura, sofferenza, prigionia e tutto ciò che si può dire di negativo, non di meno lo sono stati per i vostri figli. Con l’aggravante, non da poco, che questi vostri figli avevano 8, 9, 10 anni. E quindi una permeabilità alla negatività della situazione molto più grande della vostra.
E allora, cari genitori, abbracciateli questi figli, anche se rispetto a voi stanno diventando, o sono già diventati, giganti! Non abbiate vergogna a dirgli: «Ti voglio bene!». Risvegliate il fanciullo che è in voi, sedetevi a terra e giocate con loro! Siate i loro amici preferiti, quelli con i quali i vostri figli si sentono al sicuro ed in più si divertono. Perché non hanno ancora 14 anni e vengono da due anni che sono stati un inferno per tutti. Un discorso a parte meritano i genitori separati e quelli divorziati. Sono casi in cui al problema di cui abbiamo fin qui parlato si aggiungono quelli, davvero spregevoli, di cui stiamo per accennare. Il primo, che al di là di dove siano le ragioni (se pure esiste in assoluto in questi casi chi ha ragione e chi ha torto), è quello di usare i figli come armi. E qui solo la più sfrenata fantasia può metter limite agli esempi: non far frequentare ai figli l’altro genitore per partito preso; trovare qualsiasi inverosimile scusa per denunciare l’ex coniuge perché il figlio/la figlia è tornato con il naso sporco di muco; parlare malissimo dell’ex coniuge al figlio. E non proseguiamo in questo squallido elenco per decenza… A questi genitori, e non solo a mio parere, andrebbe tolta nell’immediato la patria potestà e fatto fare forzatamente un corso di rieducazione alla professione genitoriale. Queste persone non hanno nemmeno idea di cosa stanno generando nei propri figli, e saranno fortunati quelli che, divenuti più adulti, saranno capaci di rendersi conto dell’avere un problema rivolgendosi ad uno psicologo per essere aiutati. Non parliamo poi dei genitori separati o divorziati che sfogano la loro rabbia non già verso l’ex coniuge, cosa già di per sé poco nobile, ma addirittura verso i figli in quanto frutto di quell’unione coniugale andata a male ed in quanto rappresentanti, a mo’ di bambola voodoo (o vudù), del “nemico”.
A questi genitori non basterà un corso di rieducazione, perché chi sfoga un fallimento che è anche proprio sui figli non merita alcuna considerazione.
Credete che stiamo parlando di casi estremi? E allora fatevi un giro in una scuola e parlate con i ragazzi come abbiamo fatto noi!
dottor Luigi Di Mauro
pedagogista e counselor olistico